Anche oggi, da prima dell'alba al primo pomeriggio, sono stato sulla Tolfa per preparare il Workshop di domenica. E in uno splendore di colori e profumi, il minimo che ti aspetti sono i gruccioni. Ma poi anche i grillai!
Beh, stavolta è proprio giunto il loro momento. Sono tornato alla riserva di Monterano per il sopralluogo precedente al workshop di domenica, dedicato alle orchidee selvatiche. Ne ho trovate moltissime, la fioritura è forse al suo culmine. Otto specie diverse ed alcune che mancano ancora all'appello: occorre cercare meglio! Fiori speciali, non c'è dubbio...
Ma anche il semplice "prato", un prato naturale, è ricco di spunti d'interesse. I primi e gli ultimi scatti sono per lui. Ieri uno di quei pomeriggi d'aprile sui monti della Tolfa che torni a casa con un sorriso da ebete stampato in viso... La scusa, sempre di più, sono i nibbi e le orchidee: quel che si direbbe la punta dell'iceberg. Ma non trovo nulla di soddisfacente lungo la lunga strada sterrata. Poi invece va che mi pianto in un piccolo bosco a sperimentare tra i fiori dell'aglio selvatico, fino quasi al tramonto.
Se capitate sui Monti della Tolfa - e a primavera può essere davvero un'ottima idea, è in queste settimane che queste colline danno il meglio - allora segnalo che ieri la mia mostra "Wild Lazio" realizzata per l'ARP-Agenzia regionale parchi è stata inaugurata al Museo di Allumiere (RM). Orari di apertura 9-13 dal martedi alla domenica. Per info telefonare allo 0766 967793. Da una parte i leoni. E le giraffe. E le tigri, chiaro: c'é cascata pure Wildlife con alcune delle ultime copertine, speriamo non sia un biglietto da visita del nuovo editore. Dall'altra i frosoni, le rane verdi, le formiche... Da sempre, grossolana strategia dei media per catturare l'attenzione del pubblico é utilizzare le specie più vistose e amate. Chi studia le scienze naturali sa bene che, al contrario, la biodiversità ha a che fare assai più con la base della piramide che con la sua punta. Ieri mattina ho trascorso alcune ore tra i boschi sui monti della Tolfa a fotografare fiori.
Specie comuni, risparmiate dal morso del bestiame al pascolo semibrado. A parte i botanici, forse solo chi trascorre qualche tempo sdraiato a livello del terreno per fotografarle si rende conto di quanta bellezza c'é in quelle piccole piantine. Sogno da sempre di fotografarlo. Almeno da quando, circa vent'anni fa, ne individuai col binocolo il nido in una spaccatura tra le rocce dell'alta valle Soana durante una vacanza di studio al parco del Gran Paradiso. Le mie foto le feci, ma che delusione quei Kodachrome scattati dalla mia Pentax - e soprattutto dal mio Sigma 600 mm a specchio: praticamente preistoria.
Quelle di oggi per me valgono doppio perché non si tratta di Alpi - dove il nostro è relativamente diffuso nei siti idonei - ma dei monti della Tolfa, dove in due siti differenti ho potuto osservare questa stupefacente specie. Nel Lazio il picchio muraiolo ha una distribuzione molto ristretta. In pratica, se ne stima la presenza di sole 5-10 coppie nidificanti nei gruppi montuosi del reatino (Navegna e Duchessa). Come spiega lo splendido Nuovo atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio, coordinato da Massimo Brunelli e Stefano Sarrocco insieme a tanti altri ornitologi e pubblicato dall'ARP, la specie "nei mesi invernali frequenta quote minori, anche in vicinanza di abitati". E le mie osservazioni infatti sono state fatte a quota 500 e addirittura 220 metri slm. Il bello della fotografia naturalistica è che non ha bisogno del Serengeti. Basta un torrente pulito (e hai detto niente, per uno che abita a Roma...) e un buon cavalletto - e una schiena ancora più buona ! - per divertirsi un po'.
Le foto le ho scattate in due mattinate della scorsa settimana lungo il torrente Vesca sui monti della Tolfa . I monti della Tolfa, modeste colline che si elevano subito a nord di Roma tra la costa tirrenica e il lago di Bracciano, non finiscono di stupire e incantare gli appassionati. L'ultima primizia è la scoperta della nidificazione del grillaio (Falco naumanni), piccolo falconiforme assai simile al ben più comune gheppio ma di abitudini coloniali. Seppure presunta almeno dalla scorsa stagione riproduttiva (l'ultima foto della galleria in basso è di fine aprile 2010), la nidificazione del rapace è stata definitivamente accertata a fine giugno da Steven Hueting e Riccardo Molajoli del GROB - Gruppo romano di birdwatching, di cui faccio parte.
Al pari dell’orso e del lupo il grillaio è tra i protagonisti della fauna italiana, ma i più ne ignorano abitudini, rarità, persino lo stesso nome. Strano destino di clandestinità, per una specie a tal punto minacciata da rientrare nella categoria SPEC 1, quella ritenuta da BirdLife di massimo interesse conservazionistico. Le abitudini gregarie del grillaio sono utili a distinguere la specie dal solitario gheppio, ma non sempre. Infatti, specialmente in periodi post-riproduttivi come questo, non è insolito osservare piccoli gruppi familiari di gheppi in volo di caccia sopra campi e coltivi. Vengono allora in soccorso alcune caratteristiche del piumaggio, tra cui - nel grillaio - il sottoala meno barrato, l'ampia fascia nera quasi al margine del sottocoda (quella del gheppio è più stretta) con le timoniere centrali più lunghe delle altre, il cappuccio grigio uniforme dei maschi, le unghie chiare (nere nel gheppio). Tutto chiaro, sembrerebbe, invece sul campo le confusioni tra le due specie sono ricorrenti. A riprova, metto a confronto le foto scattate ieri pomeriggio (con l'eccezione dell'ultima, come già detto) in due aree diverse, sempre sui monti della Tolfa. Le prime quattro ritraggono giovani gheppi, le successive grillai giovani e adulti. |
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